San Gregorio, Arcivescovo di Costantinopoli, vicino a Nazianzio in Cappadocia, verso il 330.
Iniziò gli studi a Cesarea di Cappadocia e qui incontrò per la prima volta Basilio, poi proseguì gli studi peregrinando e solo verso il 355 decise di tornare in Cappadocia. attratto dalla vita contemplativa, non tardò a raggiungere l’amico Basilio conciliando la vita di studio con l’ascesi. Consacrato vescovo con l’incoraggiamento di Basilio, Gregorio decise di raggiungere la capitale dove arrivò nel 379.
Gregorio fu riconosciuto vescovo di Costantinopoli. Alla morte di Melezio, avvenuta durante la celebrazione del concilio, Gregorio ne fu chiamato alla presidenza, dando a Costantinopoli la prevalenza in Oriente. Di carattere emotivo, esitante ed indeciso, non era adatto all’azione esteriore. L’Episcopato non era certo fatto per dare tranquillità e pace ad un grande inquieto, che soffriva di ogni intrigo e di ogni opposizione.
Gregorio trovò nella tendenza mistica un’energia capace di superare le debolezze e sormontare le difficoltà.
Rappresentato con un manto giallo con pieghe verdastre sulla spalla destra e avvolto alla vita, sostiene un libro con la mano sinistra, mentre la destra concorre a stringere contro il petto il volume. Il volto è in parte scomparso: si scorgono ancora la barba, la vasta fronte ed uno dei grandi occhi.
Si scorgono anche, si a sinistra che a destra della figura, due iscrizioni greche:
ØOIOT-OTIOC.
San Giovanni Teologo, di origine galilea, figlio di Zebedeo e Salomè e fratello di Giacomo il maggiore, restò vergine. Già discepolo di Giovanni Battista, ebbe una speciale intimità con Gesù. Sempre particolarmente associato a Pietro.
Annunziò il Vangelo nell’Asia Minore, ove resse la Chiesa di Efeso. Subì la persecuzione di Domiziano verso il 95: si narra che fu gettato, a Roma, in una botte di olio bollente, da cui uscì illeso; fu esiliato a Patmos (Efeso) dove morì sotto Traiano, forse nel 104, ultracentenario. Fu teologo altissimo, mistico sublime e anche storico scrupoloso.
Raffigurato a sinistra del dittico, porta una tunica grigia scura, che lascia vedere le maniche ricamate ed un manto rossastro che scende dalla spalla sinistra e cinge ricadendo profonde, segnate da dense ombre scure. Il santo appare benedicente e tiene con la destra un rotulo. Il capo, un po’ danneggiato, è visibile; si scorgono le guance infossate, gli occhi, la bocca, la barba canuta e rotondeggiante, i capelli bianchi, spariti al centro e disposti in ricci sulla fronte.
Dell’iscrizione non resta che M (?) a destra, a sinistra E.
Per raffronti con altre rappresentazioni, sembra San Giovanni.