Era giovane e “pieno di grazia e fortezza”: fu il primo martire per amore di Cristo.
Diacono nella prima comunità cristiana, Stefano si impegnava anche, ogni giorno e contro ogni ostacolo, ad annunciare la buona novella. Cosa che doveva riuscirgli con pieno successo, visto che i giudei lo ritennero troppo pericoloso e lo condussero davanti al sinedrio con l’accusa di parole contro la Legge… Poi lo strascinarono fuori dalla città e lo lapidarono. Accasciandosi a terra, l’ultimo atto di Stefano fu di invocare da Dio, come Cristo, il perdono dei suoi persecutori.
L’affresco è collocato sul pilastro fra l’abside sinistra e quella centrale. Il santo è in piedi, di prospetto, e veste da diacono una dalmatica marrone decorata da cerchi bianchi. Tiene con la destra, in basso, l’incensiere e nella sinistra regge una borsa rettangolare decorata. Il capo nimbato è in gran parte scrostato, guasta del tutto la parte sinistra.
Nella parte bassa del riquadro è presente una nicchia con una piccola figura armata affrescata nell’interno; l’iscrizione è oramai scomparsa. La Medea che la vide, la riporta: indizione decimoquinta dell’anno 7094, cioè 1586 D.C.