Il Salento, che proprio attorno a Poggiardo trova alcune delle sue manifestazioni paesaggistiche più notevoli, è una regione che già al primo sguardo si presenta unica ed affascinante: la sua superficie pianeggiante, appena ondulata dai rilievi delle “serre”, le meravigliose falesie che si alternano ai candidi arenili, la flora mediterranea, profumata da mille effluvi di erbe officinali spontanee e piante balsamiche, restituiscono di questa terra un quadro assolutamente unico, all’interno dei quale l’uomo ha saputo integrarsi da millenni, realizzando una rara convivenza tra le esigenze umane e quelle naturali.
Dal punto di vista geologico è questa una regione assai giovane, la sua attuale struttura si delinea infatti solo nel quaternario, ovvero nella stessa era geologica che attraversiamo. Una regione che, come vedremo, altro autore non ha, se non il mare.
Una breve premessa ci consentirà di meglio comprendere ed apprezzare i fenomeni naturali che sono all’origine di alcuni dei suoi aspetti più peculiari, quali le grotte carsiche, le “serre”, e la stessa pietra fragile e dorata che ne connota l’architettura. Nella sua forma più antica il Salento può immaginarsi conformato come un arcipelago di bianchi isolotti di pietra calcarea, dilavata dagli agenti esogeni tra i quali, primo, il mare. Può già da qui avere inizio la lettura di un paesaggio che molto ha da farci scoprire: il viaggiatore che giungesse a Poggiardo, infatti, noterà, tra le prime caratteristiche evidenti, la grande “serra” da molti autori definita “nereggiante” per la fitta vegetazione: questo poggio, che evidentemente è all’origine dei nome stesso dei paese, altro non è che la memoria geologica di quelle antiche isole, attorno alle quali andò formandosi l’attuale piattaforma.
Fu appunto il mare, nel susseguirsi del suo moto, a depositare per millenni strati su strati di sabbia, la quale, per effetto di numerosi agenti chimici e fisici, andò cementandosi nelle diverse forme litologiche.
Sabbia, dunque, è all’origine della pietra tenera di questa terra, più fine e compatta quella miocenica della “pietra leccese”, grossolana quella dei “carpari” plio-pleistocenici. Sabbia docile alla mano di sconosciuti artigiani, i quali, dalla sua friabilità, seppero trarre le forme euforiche di un barocco che in altra pietra non avrebbe certo potuto esprimersi.
All’osservatore disattento questa terra potrà apparire arida, priva com’é di una vera rete idrografica superficiale, ma ancora una volta il Salento è terra che gelosamente custodisce i propri segreti: il defluire delle acque meteoriche, infatti, nell’azione solvente che queste operavano sulla pietra, produceva una serie di manifestazioni assai tipiche di quest’area, quali le vore, le gravine, gli inghiottitoi, le doline, attività che da un lato andavano a consolidare una rete idrografica di fondo che, se ben gestita, vedrebbe questa regione in attivo per il bilancio idrico, dall’altro producevano, con lento lavorio millenario, il meraviglioso spettacolo naturale delle grotte carsiche, nella successione delle innumerevoli cavità, molte delle quali ancora da scoprire, che non di rado furono dimora dell’uomo.Ecco dunque delineato il quadro entro cui si inseriscono le maggiori emergenze naturalistiche di Poggiardo, molte delle quali concentrate attorno l’area della serra: qui potrà essere ammirata la pineta dei Mari Rossi, dove il pino abbraccia l’ulivo in un connubio tutto mediterraneo, ed il visitatore troverà spazio ideale per trascorrere il proprio tempo a stretto contatto con la gentile natura salentina; potranno inoltre essere ammirate le numerose specie d’orchidea selvatica, che trovano qui un ambiente ideale.Il nome della pineta introduce ad un ulteriore aspetto di questo paesaggio: esso trae infatti origine dalla colorazione del suolo, in massima parte dovuta alla presenza di ricchi giacimenti di bauxite, oggi non più sfruttati.
A nord-ovest della pineta ha inizio un percorso che alterna gli scenari della natura alle memorie dell’archeologia industriale, producendosi in spettacolari ondulazioni dal colore acceso; un paesaggio surreale, a metà tra una scenografia extraterrestre e la quiete di un giardino zen colorato dalla fantasia di un artista. Il percorso condurrà anche al querceto dei Reali, ulteriore occasione di sosta, dove si potrà immaginare quale aspetto offrisse il Salento ad occhi medievali: la quercia, infatti, e non il pino, ne ricopriva a quel tempo il territorio.
Ancora nelle vicinanze della pineta sorge il complesso delle grotte carsiche di Poggiardo, tra le quali spicca, per la spettacolarità delle sue concrezioni, la grotta delle meraviglie.
Si tratta purtroppo di ambienti ipogei per visitare i quali è richiesta una certa esperienza speleologica, nonché un’adeguata attrezzatura, pertanto preclusi ai più; il loro interno mostra un’incessante profusione di formazioni che affascineranno gli appassionati di questa disciplina.
Infine, a completare il già ricco quadro, in una cava fossilifera oggi abbandonata che si rinviene lungo la provinciale Ortelle – Cocumola, gli interessati potranno ammirare i fossili delle Rudiste, che popolarono i mari salentini nel periodo Cretacico.
Un recente progetto dell’Amministrazione Comunale, è volto, in ambito CEE, all’istituzione di un parco archeologico – ambientale protetto.